“Lettera sulla dittatura” di Franco Arminio

23 febbraio 2010 Lascia un commento

L’ho sentita leggere alla radio e mi ha fatto riflettere. Trovo che ci siano tanti spunti, la ripropongo qui.

LETTERA SULLA DITTATURA
Franco Arminio

Viviamo in una società totalitaria. L’affermazione, dolorosamente vera, suona falsa perché non si vede chi sia il dittatore e si pensa che la dittatura per essere tale debba somigliare a quelle del passato. La dittatura presente, che potremmo anche semplicemente chiamare la dittatura del presente, è come un suono assordante per chi ha i sensi capaci di percepirla. Viviamo scontenti. Nessuno ci ha dato l’olio di ricino, nessuno ci ha vietato alcunché, eppure siamo qui prostrati da un’altra giornata vissuta sotto la tirannia di un tempo che uccide chiunque voglia confutarlo nel profondo. La pena più grande che ti dà questo tempo deriva dal fatto che sei sotto una lastra di piombo e sei lì a tentare di non farti schiacciare. Non vedi altre mani alzate vicino alle tue, protese nello stesso sforzo. In altre epoche era più facile soffrire o lottare tutti insieme. I problemi degli individui non si spiegavano in termini esclusivamente terapeutici (sei stressato, sei depresso, ecc..) ma in termini storici e sociali.

Adesso ogni sorte appare radicalmente personale, come se ognuno avesse un suo carcere confezionato a misura, un carcere da cui poco si intravede degli altri. Accade più o meno una cosa di questo tipo: stai con la pancia sotto le ruote di una macchina che si è rovesciata. Ti agiti, passa qualcuno e non ci pensa minimamente che sia il caso di darti una mano. Magari apprezza pure il tuo sforzo, ma poi fila dritto, perché c’è sempre altro da fare quando dobbiamo fare qualcosa per gli altri.

Qui c’è il primo problema: non c’è una dittatura di destra di cui subiscono le conseguenze quelli di sinistra. Paradossalmente la recente manifestazione dell’Italia berlusconiana era proprio intitolata manifestazione della libertà: per loro pure c’è una dittatura ed esercitata da quelli che impongono il pagamento delle tasse. In un certo senso la dittatura è esercitata da ogni individuo su tutti gli altri. E siccome le dittature amano le guerre, si può dire che è in atto una terza guerra mondiale mai dichiarata, una guerra che vede ogni individuo impegnato contro tutti gli altri. Anche questa affermazione è difficile da sostenere perché non si vedono le trincee, non si vede il sangue, al massimo c’è uno spargimento di fango. Il campo di battaglia c’è e corre in ogni forma di comunicazione che si stabilisce tra le persone. Una mail, una telefonata, perfino un saluto, non sono più gesti innocui, non sono semplice manutenzione degli affetti o delle insofferenze. Oggi la comunicazione, in qualunque forma si produca, è in buona parte un atto bellico, è il punto di scontro tra il nostro narcisismo e quello degli altri.

Le ricette per capovolgere questa situazione sono divergenti, ammesso che sia simile la consapevolezza della situazione. Questo non è scontato. Tutti si lamentano, ma molti lo fanno per conformismo. Tutti si fanno vedere con la croce addosso, ma per alcuni è di ferro, per altri è di polistirolo.

Nessuno ti ammazza, ma tutto funziona a meraviglia per istigare i tuoi nervi, per infiammarli in una tensione senza lenimento. Non puoi trovare compagni di sventura, perché la tua sorte è la sorte di tutti. Nella odierna dittatura gli oppressi sono in numero minore rispetto agli oppressori e questa è la vera novità politica della situazion

Non ci sono scorciatoie. Non ci sono compromessi possibili. Si cominci col dichiarare guerra ai molti dittatori in circolazione senza farsi ingannare dalle loro risposte. Pensate ai politici. Parli male della politica, cioè del loro lavoro, e loro ti dicono che sono d’accordo con te, anzi dicono anche peggio. Questa è una truffa. E allora oggi bisogna avere perfino il coraggio di sottrarsi a certi conflitti quando ti accorgi che sono truccati. La miglior ricetta non è il corpo a corpo coi dittatori, ma la distanza. Bisogna combatterli innanzitutto con la nostra lontananza. A volte è perfino auspicabile che loro non sappiano niente di noi.

Faccio un esempio che agli stupidi suonerà delirante: nella mia provincia io non penso affatto di avere un ruolo “politico” inferiore a quello esercitato dai politici in voga. Io produco delle visioni del mio territorio. Sono visioni che possono essere minime, e perfino fallaci, ma sono presenti, sono utilizzabili. I politici sono dei semplici custodi del loro potere. Fanno la guardia al mondo che c’è, non lavorano per farne un altro, dunque il loro ruolo è assai meno importante di quel che sembra.

Capisco che la loro impotenza ha più consenso della mia e questa è la prova della dittatura, che è tale proprio perché deve tutelare le ingiustizie presenti nella società.

Io penso che non valga tenere il broncio al tempo presente, penso che questo tempo sia straordinariamente penoso, ma che dia anche la possibilità di radicali avventure esistenziali: basta avere il coraggio di compierle. E qui il coraggio non può che venire dalla disperazione, dalla sensazione che in fondo noi non abbiamo nulla da perdere e invece loro da perdere hanno tanto. Ecco il nostro potere, la nostra leggerezza, la nostra eleganza contro la goffaggine dei cosiddetti potenti. La sfida è in corso e l’esito è incerto. Il guaio è che non siamo abbastanza feroci da affondare i colpi. Non bisogna essere in molti per cambiare l’epoca. Questa società ha paura anche di poche anime vive, per questo dà libero sfogo ai morti. Per questo fa parlare tutti e tutti insieme, per soffocare le voci che possono incrinarla veramente. La dittatura una volta agiva sul silenzio, adesso agisce sul rumore, lo aumenta a dismisura. Pensate a tutti i discorsi sulla finanziaria attivati e custoditi dai celerini mediatici di Porta a Porta.

Spero che questo testo venga percepito per quello che è (come diceva Canetti, si tratta solo di stabilire per chi ci scambiano). La mia è una lettera dal carcere, inviata, senza troppe meditazioni, ad altri carcerati. Mi piacerebbe che stimolasse la produzione di altre visioni sulla dittatura in cui siamo immersi. Mi piacerebbe che queste visioni prendessero a stare insieme in un ardore insonne che si opponga ai falananna che ci assediano.

(pubblicato su “Nazione Indiana”, aprile 2007)

Soilwork vs In Flames

20 febbraio 2010 Lascia un commento

Due band svedesi che suonano un genere definibile più o meno come “melodic death metal”. È risaputo che i rapporti fra Soilwork e In Flames non fossero idilliaci, nel senso che proprio non si potevano vedere. Grande idea: giocare su questo fatto. Nascono così due video speculari, quello di “Rejection Role” dei Soilwork e quello di “Trigger” degli In Flames, nei quali il gruppo che canta viene infastidito dall’altro.
Beh, guardateli:

Pericoloso uno Stato che decide l’etica

15 febbraio 2010 Lascia un commento

Mi sono piaciute le parole del papa dello scorso 13 febbraio. Mi sono piaciute perchè danno tanti spunti di riflessione. Vorrei scriverne qualcuno, in modo da non dimentircarli.

La storia ha mostrato quanto possa essere pericoloso e deleterio uno Stato che proceda a legiferare su questioni che toccano la persona e la società, pretendendo di essere esso stesso fonte e principio dell’etica.

È proprio vero. Un esempio su tutti lo Stato Pontificio a.k.a. Città del Vaticano: quello è sicuramente uno Stato che storicamente ha legiferato su questioni inerenti persona e società proponendosi come fonte e principio dell’etica. Evviva l’inquisizione, abbasso le streghe, i circoncisi e tutti quelli che non seguono la Sacra Bibbia. Prendiamo spunto dalla storia per capire che è pericoloso e deleterio.

Senza principi universali che consentono di verificare un denominatore comune per l’intera umanità, il rischio di una deriva relativistica a livello legislativo non è affatto da sottovalutare.

Mi piacerebbe sapere quali sono questi “principi universali”. Aggiungo per comodità una delle definizioni dello Zingarelli del termine “universale”: “Che si riferisce a tutte le cose inanimate o a tutti gli esseri viventi”. Quindi, nel nostro caso, a tutti gli esseri viventi. Aspetta aspetta… vuoi vedere che ora mi spaccia i principi cristiani per “principi universali”?

La legge morale naturale, forte del proprio carattere universale, permette di scongiurare tale pericolo e soprattutto offre al legislatore la garanzia per un autentico rispetto sia della persona, sia dell’intero ordine creaturale.

Ma qui il discorso si complica! Allora, mettiamo un po’ d’ordine: io ero rimasto ai “principi universali”. La “legge morale naturale” è universale, perciò direi che per “principio universale” intende proprio quest’ultima, quindi siamo salvi dalla deriva relativistica grazie alla morale naturale. Ma cos’è la morale naturale? La legge della giungla? Ma non intenderà mica la morale cristiana?

Ora, un po’ di serietà: se si avessero principi universali sarebbe più facile per lo Stato legiferare. Grazie al cazzo aggiungerei, se la pensassimo tutti allo stesso modo è certo che sarebbe facile. Purtroppo caro Ratzy il relativismo esiste, e con esso esiste la “deriva relativistica”, perchè non esiste una legge universale, non esiste la “legge morale naturale”.
La domanda che mi pongo è: con queste parole il papa sottointende che bisogna seguire la morale cristiana in quanto “legge morale naturale universale”? Se la risposta alla mia domanda è “no”, il papa ha sparato solo banalità. Se la risposta alla mia domanda è “si”, sarebbe stato meglio sparare solo banalità.

Arrivo a scrivere sempre troppo tardi.

14 novembre 2009 1 commento

Ultimamente mi sono chiesto come mai, a differenza di altre milioni di persone in tutto il mondo, io non riesca a tenere un blog nonostante abbia il piacere e la volontà di farlo. Dire “non ho il tempo di farlo” è un po’ esagerato, sfido chiunque a non riuscire a trovare cinque dannati minuti per scrivere quattro scemenze. Sono dunque giunto alla conclusione che non ho niente da scrivere. Non perchè non abbia nulla nella testa, ma semplicemente perchè il pensiero va più veloce del tempo di andare a scrivere al computer. Magari penso qualcosa sotto la doccia, o in mezzo al traffico, o a tavola, qualcosa che reputo degno di essere scritto, ma poi arrivo alla tastiera e l’ispirazione è passata, non riesco più a scrivere niente. Questo è il mio problema: arrivo a scrivere sempre troppo tardi. Generalmente penso “chissene frega”, poi vedo i blog degli altri e mi trovo a provare invidia. Ho deciso di impegnarmi a scrivere almeno una volta al mese, ce la farò!
In aggiunta: sono riuscito a scrivere questo intervento perchè mi è venuto in mente mentre mi trovavo al pc. Potrebbe essere un buon punto di partenza.

Categorie:Pensieri

Test di guida – 1

16 giugno 2009 Lascia un commento

Domanda: ti trovi sulla tua bella auto fiammante nel traffico cittadino. Arrivi ad un incrocio regolato da un semaforo. Oltre il semaforo c’è fila, non si scorre. Il semaforo è miracolosamente verde. Come ti comporti?

Risposte:

  1. Ti sbrighi ad attraversare l’incrocio, prima che il semaforo diventi giallo.
  2. Ti fermi.
  3. Scendi dalla macchina e inizi a ballare nudo sul cofano della tua auto fiammante.

Risultato del test: se oltre il semaforo c’è fila e non ti fermi, ti ritroverai in fila in mezzo all’incrocio, il semaforo scatterà e tu avrai bloccato il passaggio a chi prima aveva il rosso. Conseguenza: incrocio intasato, bestemmie di tutti i presenti, soprattutto da parte tua che ti ritroverai in mezzo al casino senza renderti conto che è solo colpa tua. Risulta evidente che se hai scelto la risposta numero uno NON SAI GUIDARE, meglio se prendi l’autobus. La risposta giusta è la numero due: ti fermi e riparti solo quando sei sicuro di poter attraversare interamente l’incrocio (e metterti in fila subito dopo). La risposta numero tre va usata come contromisura a tutti quelli che, vedendoti fermo col verde, inizieranno a suonare: non preoccuparti, sono tutte persone che sceglierebbero la risposta numero uno.

Categorie:Traffico

Funzione PHP per scrivere su file

12 febbraio 2009 Lascia un commento

Roba da copia/incolla senza pensarci troppo su.


function ScriviSuFile ($var, $file, $perm) {
    ob_start();
    print_r($var);
    $var = ob_get_contents();
    ob_end_clean();
    $fp=fopen($file,$perm);
    fwrite($fp,$var);
    fclose($fp);
}

Parametri:

  • $var indica cosa si vuole scrivere sul file: stringhe, interi, array ecc. (es. $var = “Ciao io sono una stringa”)
  • $file indica il percorso del file dove si vuole scrivere, relativo o assoluto. (es. $file = “../log.txt”)
  • $perm indica il tipo di accesso che si vuole avere sul file. Per un elenco completo dei possibili tipi di accesso si rimanda alla documentazione di fopen. Per un uso veloce senza interesse ai dettagli: “w” per scrivere dall’inizio del file e quindi cancellare quanto scritto in precedenza, “a” per scrivere dalla fine del file, quindi senza cancellare nulla di già scritto. Sia con “w” che con “a” il file viene creato in caso non esista. (es. $perm = “a”)

Cosa succede effettivamente: la funzione utilizza un buffer per l’output, nel quale cattura l’output della funzione print_r e, in seguito, quello che sta nel buffer viene copiato in una variabile. Perchè fare questo passaggio e non scrivere direttamente la variabile nel file? Perchè in questo modo, ovvero sfruttando la funzione print_r, ciò che viene scritto in un file ha una forma “human-readable”, ben formattata e ben descritta con informazioni aggiuntive, utile quando si utilizzano strutture complesse.
Il contenuto del buffer viene infine scritto sul file, grazie alla terna di funzioni fopen, fwrite e fclose: la prima apre il file nella modalità scelta, la seconda scrive effettivamente nel file e la terza chiude il riferimento al file. Non potevo usare solo fwrite? Che roba sono fopen e fclose? La risposta è un’altra domanda: fwrite sa scrivere su un file, ma come fa a sapere dove scrivere? Ha bisogno di un punto di partenza. fopen sa ricavare il punto di partenza: la variabile $fp è proprio un puntatore al file, che indicherà a fwrite dove scrivere. Una volta avvenuta la scrittura, fclose libererà la variabile $fp, che non punterà più al file e potrà essere riutilizzata.

Riferimenti alle funzioni utilizzate:

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#1 – Di nuovo

7 giugno 2008 Lascia un commento

Seconda volta che apro un blog. Il primo non ha fatto una bella fine, vediamo questo che destino avrà.

Categorie:Pensieri